Gli ucraini hanno una così grande stima degli scrittori da chiamarli “giornalisti” finché sono in vita: solo allora useranno il termine “scrittore”. Non c’è quindi bisogno di precisare che la letteratura è oggetto di enorme considerazione e la storia ucraina è ricca di individui che hanno dovuto combattere per scrivere nella propria lingua. Taras Shevchenco è l’eroe nazionale ucraino e poeta di eterna fama, autore di “Kobzar”, considerata la più grande opera mai scritta in lingua ucraina. Statue e dipinti che lo ritraggono si trovano ovunque in Ucraina e, di solito, gli alunni a scuola imparano a memoria brani delle sue poesie. Shevchenko fu anche un artista e molto altro, e il suo personaggio continua a influenzare tutti gli aspetti della cultura ucraina, inclusa la lingua. Nikolai Gogol, autore di “Anime Morte” è probabilmente più conosciuto nel mondo occidentale. Le sue storie sono ambientate nella campagna ucraina e descrivono bene le superstizioni e le usanze tipiche ucraine. Lesya Ukrayinka, il cui pseudonimo significa “Foresta Ucraina”, scrisse un poema lirico in lingua ucraina, proprio nel periodo in cui tale lingua era bandita. La maggior parte delle citta’ ucraine hanno strade che prendono il suo nome o hanno eretto dei memoriali in suo onore. Scrittori come Kotlyarevsky e Kotsyubinsky scrissero durante la repressione linguistica e le loro case ora sono dei veri e propri monumenti nazionali. Il canone letterario ucraino include anche scrittori russi come Pushkin e Chekhov che scrissero e vissero in Ucraina parte delle loro esistenze. Probabilmente pochi sanno che lo scrittore Joseph Conrad è nato in Ucraina, e Balzac passò molto tempo in questo paese. L’Ucraina può vantare un tasso di alfabetizzazione del 99.8% e la sua popolazione ama leggere. Scrivere e recitare poesie è praticamente un hobby nazionale. Possedere libri è considerato uno status symbol e molte persone, pur vivendo in piccoli appartamenti, riservano ampio spazio a grandi librerie in cui sono alloggiate opere letterarie ucraine e russe, insieme a quelle del panorama internazionale. Il regime sovietico nel passato ha permesso di leggere gli scritti di alcuni scrittori occidentali “graditi”, come Ernest Hemingway, John Steinbeck, Jack London e Sir Arthur Conan Doyle.
Taras Shevchenko
Shevchenko nasce nel 1814 in un piccolo villaggio nelle vicinanze di Kiev da una famiglia di servitori, che lo lasciano però orfano all’età di undici anni. Un monaco del paese gli insegna a leggere e a scrivere, mentre nel tempo libero si dedica all’attività che fin da piccolo ha sempre amato svolgere: la pittura. Nel 1828 parte assieme al suo padrone Engelhardt per Vilnius e in seguito per San Pietroburgo. Accortosi del grande talento che il ragazzo ha, Engelhardt lo manda a fare l’apprendista per quattro anni dal pittore Shiriaev. Qui il giovane pittore incontra artisti importanti del calibro di Soshenko, Hrebinka e il pittore russo Venetsianov. L’incontro che però gli cambiò la vita fu quella con il noto pittore e professore Karl Briullov il quale, il 5 maggio 1838, dona il suo ritratto del poeta russo Zhukovsky per liberarlo dalla schiavitù. Entrato da uomo libero all’Accademia delle Belle Arti di Briullov, inizia a ricevere vari riconoscimenti, tra i quali due medaglie d’argento.
Fin da quando era un servo, aveva iniziato a scrivere delle poesie e delle commedie: nel 1840 riuscì a pubblicare la sua prima raccolta di poesie, intitolata Kobzar; nel 1842 la tragedia Nykyta Hayday; nel 1843 terminò il romanzo Nazar Stodolya.
Durante la sua permanenza a San Pietroburgo fece tre viaggi nella sua terra d’origine, in Ucraina, nel 1843, 1845 e nel 1846. Vedere le condizioni in cui vivevano gli abitanti del villaggio in cui era nato, di estrema povertà e indigenza, colpirono molto l’artista, influenzando il suo modo di scrivere e dipingere. In queste occasioni, oltre a fare visita ai parenti e ai cugini, che si trovavano ancora in condizione di schiavitù, riuscì a incontrare molti scrittori e intellettuali ucraini importanti come Hrebinka, Kulish e Maksymovych. Vedendo quanto stava succedendo alla sua amata patria e come l’oppressione zarista la stesse riducendo decise, nel 1844, di raccogliere in un album, chiamato Picturesque Ukraine, una serie di rappresentazioni che ritraevano le rovine storiche e i monumenti culturali più belli e rappresentativi dell’Ucraina.
Accusato di essere un membro di una società politica segreta che cospirava contro le politiche dell’impero russo, nell’aprile del 1847 Shevchenko viene arrestato e rinchiuso prima nella prigione di San Pietroburgo, e in seguito, dopo una sentenza dello zar Nicola, condannato all’esilio.
Uscito di prigione nel 1857, non gli fu più concesso di tornare a San Pietroburgo. Solo nel maggio del 1859 ottenne il permesso di rientrare in Ucraina, dove comprò un piccolo terreno vicino al paesino dove era nato. La libertà durò poco: a luglio venne arrestato di nuovo, ma fu liberato poco dopo ed ebbe il permesso di rientrare a San Pietroburgo.
I suoi ultimi anni di vita li passa lavorando a nuovi libri di poesie, dipingendo e riesaminando le sue vecchie opere, che pubblicò in breve.
Shevchenko muore il 10 maggio del 1861, a San Pietroburgo. Seppellito a San Pietroburgo, viene in seguito trasportato in Ucraina, e deposto vicino alla città di Kaniv, lungo il fiume Dnepr, seguendo i suoi voleri testamentari, scritti nel poema Zapovit. Al posto della sua lapide oggi sorge il Museo di Kaniv.
Uno dei più grandi poeti della letteratura ucraina morì pochi giorni prima di riuscire a vedere liberati tutti gli schiavi, grazie alle volontà dello zar Alessandro II.
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